La Settimana Santa e il cibo.


Il legame tra religione e cibo è un vincolo molto forte che esiste, oserei dire, fin dalla notte dei tempi. Già nei culti antichi le derrate alimentari erano presenti non solo come sacrificio, ma anche come fonte di propiziazione o, addirittura, nei miti legati alla Creazione. Anche la scansione del tempo in riferimento alla religione e al calendario liturgico hanno da sempre avuto connessioni col cibo. Il Cristianesimo, a tal proposito, attribuisce da molto tempo un'importanza fondamentale alla suddivisione dell'anno in periodi di "magro" e di "grasso".




Sia la cucina povera che quella ricca, chiaramente con modalità differenti, furono per secoli impegnate nell'osservanza di questa rigida scansione temporale attraverso l'elaborazione di numerosissime preparazioni alimentari che da Nord a Sud caratterizzano ancora oggi, seppur con minore intensità, il periodo quaresimale fino ad arrivare alla Settimana Santa. Questo periodo, particolare e intenso di significati e celebrazioni e che culmina nella Pasqua, è caratterizzato dalla presenza di piatti a base di pesce, verdure e latticini. Il cappon magro della Liguria ne è un esempio, assieme alla frittata di pasta con capperi, pinoli, acciughe e olive tipica della cucina partenopea. Un'altra preparazione curiosa può essere la lasagna di magro piemontese, composta da formaggio, pepe e le immancabili acciughe, elemento comune non solo in diversi territori di quella regione, ma anche di moltissime località da Nord a Sud, simbolo per eccellenza della cucina povera, semplice ma gustosa.
Non mancano in Italia molte altre forme di consumo di pesci conservati: il baccalà a tal proposito è un esempio significativo, tipico di molti territori. Non solo, questo prodotto era particolarmente consumato soprattutto durante questo periodo.
Una delle zone che più di tutte vanta la presenza di numerosissimi piatti durante la Settimana Santa è la Puglia, ne cito solo due: in Salento non possono mancare i cavatelli al vincotto, piatto molto particolare in cui il colore dato alla pasta dall'ingrediente da cui prende il nome richiama la passione di Cristo e il Suo sangue sparso sulla croce; a Bari invece molto conosciuta è la focaccia farcita con cipolla e merluzzo.





Altri piatti molto popolari sono quelli a base di grano, simbolo di rinascita e dell'arrivo della bella stagione.
Un altro luogo in cui la Settimana Santa è particolarmente sentita anche sul piano gastronomico è Napoli: durante i primi giorni infatti vengono solitamente preparati piatti di magro a base di pesce e/o verdura; il Mercoledì i taralli dolci pasquali, una sorta di biscotti con il buco al profumo di limone; Giovedì generalmente si prepara la pastiera (dolce che si ricollega alla riflessione che ho fatto in precedenza sulla presenza del grano nei piatti di questo periodo) e per cena invece si mangia pesce; durante Venerdì Santo, che anticamente era giorno di digiuno, vengono consumati piatti a base di pesce o verdure; Sabato si preparano invece il casatiello (una torta salata molto particolare) e la minestra maritata; durante questo giorno ci si concede anche un piatto a base di carne.
Concludendo, in provincia di Brescia è tradizione segnare con una croce le uova che le galline fanno il Venerdì Santo e consumarle la mattina di Pasqua per colazione.
Infine ho deciso di inserire due quadri del XIX secolo: il primo del pittore Nikolai Pimonenko, mentre il secondo di Vasily Perov, entrambi illustrano due momenti dei riti della Settimana Santa nella confessione ortodossa.
Tante tradizioni gastronomiche quindi, che sono espressione della complessità di un territorio e della gente che vi abita, ma anche delle tradizioni gastronomiche che si arricchiscono o susseguono nel corso del tempo.

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