Letteratura e gastronomia, un rapporto complicato e avvincente.

Inutile negarlo, fin dai tempi antichi letteratura e gastronomia si sono influenzate vicendevolmente. Spesso molti intellettuali e benpensanti ritengono che questi importanti aspetti della vita siano assolutamente opposti e non abbiano nulla di cui spartire, niente di più sbagliato.
Tale ideologia è stata incentivata nel corso della storia dall'apparente distanza di questi due ambiti, soprattutto per il fatto che uno rappresenterebbe la parte puramente animale e materiale dell'uomo, mentre l'altro gli aspetti connessi alla conoscenza e all'elevazione della persona.
La letteratura si riteneva coinvolgesse, in senso fisico e materiale, le parti alte del corpo, quindi anche per questo era una disciplina "elevata"; l'atto del nutrirsi metteva in moto le zone basse del fisico e quindi era posto ad un livello inferiore.



Questa riflessione è tutt'altro che scontata, in altri articoli ho avuto modo di analizzare i differenti aspetti legati alla funzione sociale del cibo e ho evidenziato come, per molto tempo, il consumo di prodotti da parte dei diversi ceti sia stato funzionale al luogo in cui essi erano presenti. Più volte ho ricordato che i volatili, poiché erano fisicamente sopra e non a contatto con il vile terreno erano considerati un alimento per nobili; anche se, va detto, questo discorso è assai complesso e non si fermerebbe certo qui.
La cosa non migliorò di certo con il tempo; attorno al XVIII-XIX secolo si cominciò a parlare di gastronomia, ma non in modo serio, bensì come un aspetto velleitario del vivere.
E' solo a partire dall'Età Contemporanea che le cose cambiarono in modo sostanziale. Negli ultimi decenni sono divenute sempre più presenti le commistioni tra questi due mondi; ancora oggi ed anzi, soprattutto ultimamente, l'una entra dentro l'altra generando, a volte interessanti influenze, mentre altre dubbiosi legami concettuali.
E' utile però chiarire un altro aspetto fondamentale di questo rapporto: fin dall'antichità conoscere è sempre stato associato al termine "assimilare", ovvero a far entrare profondamente le nozioni e gli insegnamenti da renderli quasi fisicamente parte di noi, tanto che ancora oggi si utilizza l'espressione "nutriti di cultura o arte". Molti autori ed intellettuali nel corso dei secoli si sono avvalsi di questa espressione.
Del resto nel mondo latino sapientia deriva dal verbo sapio ovvero "avere sapore", dare senso e gusto alle cose attraverso la conoscenza.  Poi bisogna dire anche che il buongustaio, per antonomasia, è colui che sceglie con intelletto (e non solo con la gola!).
Di fatto in letteratura, soprattutto quella di matrice occidentale, il legame tra scrittori e cibo è molto vasto e complesso e va analizzato sotto più aspetti.
In primo luogo il mondo alimentare è stato sovente utilizzato come denuncia sociale per narrare le condizioni di miseria che per secoli hanno subito generazioni di uomini e donne, impegnati costantemente nel cercare di sopravvivere e di mettere qualcosa sotto i denti; a tal proposito Manzoni ci fornisce un valido esempio. Sempre collegato a questo aspetto ma dal lato opposto è la critica sociale rivolta ai ceti abbienti e alla loro mancanza di valori, molti scrittori hanno affrontato questa tematica, uno su tutti Thomas Mann.
Il cibo può anche essere presente attraverso il ricordo degli scrittori della terra natia, due esempi ci vengono forniti da D'Annunzio e Leopardi, quest'ultimo parla di cibo e ricordo soprattutto nelle lettere private, mentre nel Vate, oltre a ciò, l'alimento si fa strumento di seduzione, simbolo di sregolatezza ma al tempo stesso attenzione a delle regole autodefinite.
In altri casi il cibo è documento storico, sociale ed antropologico, il banchetto narrato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ci fornisce la descrizione dei gusti di un'epoca, la permanenza di retaggi culturali e storici ormai da altre parti abbondantemente sorpassati e, non da ultimo, la mancanza di significato di determinati rituali.
Gli aspetti che potrebbero essere presi in considerazione sono ancora tanti, tuttavia ho voluto brevemente trattare quelli che ho appena esposto per sottolineare l'importanza dell'alimentazione anche nella letteratura, e la molteplicità di significati (o anche paradossi) che si possono generare da questo rapporto.
Così, ricordi di cucina, piatti, profumi dimenticati o ben presenti nel ricordo, possono diventare le matrici fondamentali di una narrazione, i cardini che sostengono l'esperienza letteraria e il lavoro di uno scrittore che ci racconta una parte di se o della società in cui vive e delle mille complessità di cui è costituita.

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