Picnic. Immersi tra storia ed arte.


Si sa, con la bella stagione aumenta anche la voglia di stare immersi nella natura e il desiderio di godere delle belle giornate. Si organizzano infatti sempre più gite all'aria aperta con gli amici o la famiglia, occasioni per stare assieme nel verde.
Nello specifico si potrebbe affermare che il picnic è un momento di aggregazione che assume differenti valenze sociali a seconda che venga fatto con familiari e amici (per esempio quello di Pasquetta), con soli questi ultimi (le gite fatte in allegria e spensieratezza), oppure, una formula che oggi è desueta, quello romantico.


(Pal Szinyei Merse, Picnic in May, 1873, Hungarian National 
Gallery, Budapest)


Spesso però, soprattutto quando si parla dei secoli scorsi, si tende a confonderlo con i pranzi all'aperto. Va precisato che ambedue sono presenti nel sistema culturale e nelle pratiche alimentari italiane e degli altri Paesi; nonostante ciò essi sono concettualmente e strutturalmente assai diversi.
Il picnic nacque e si diffuse inizialmente come un modo di consumare il cibo fortemente legato alle pratiche della caccia: la mancanza di tempo unita all'esigenza dei cacciatori di consumare qualcosa di sbrigativo che non occupasse troppo tempo furono i motori principali di questa unione.
I pranzi all'aria aperta invece si svolgevano generalmente in occasione della bella stagione, come strumento per combattere il caldo.
Con l'Ottocento il diffondersi attraverso la Rivoluzione Industriale della modernità che cambiò in modo consistente l'immagine delle città in molti Paesi, il picnic divenne un'occasione borghese o legata a pittori e intellettuali per evitare il caos e la frenesia di un ambiente urbano in costante fermento.
Nei primi decenni dell'Ottocento a Londra nacque la Picnic Society, i cui appartenenti si riunivano in Oxford Street portando ognuno il necessario per questa sorta di vero e proprio appuntamento-rito.
In Italia negli anni Cinquanta divenne una moda che coinvolse giovani coppie ma anche le famiglie. Era per lo più una delle tante immagini patinate che arrivavano dalla tanto desiderata e copiata America; sono numerosi i documentari dell'epoca e degli anni Sessanta che ancora oggi si possono vedere in televisione. Durante gli anni Settanta invece la situazione cambiò, essi divennero un' alternativa di chi non si poteva permettere vacanze in mete costose.
L'arte nel corso dei secoli ha documentato bene queste differenziazioni, ciò lo possiamo notare nel quadro proposto sopra e, nello specifico in quelli proposti qua sotto.


(Carl van Loo, Colazione di caccia, 1737, Parigi, Louvre) 


(Edouard Manet, Le déjeuner sur l'herbe, 1863, Parigi,
Musée d'Orsay)


L'opera di Carl van Loo mostra lo stretto legame esistente in origine tra il nostro protagonista e la caccia: la tovaglia posta sull'erba rappresenta un modo informale di consumare il pasto, inoltre, la presenza del prosciutto al centro della scena rappresenta bene l'esigenza di praticità richiesta in queste occasioni.
Diverso e più complesso è il discorso che potrebbe essere fatto per la seconda opera. Lasciando da parte le polemiche che destò ai benpensanti dell'epoca, essa mostra bene i rituali della società dell'Ottocento: l'abbigliamento curato e perfettamente borghese dei soggetti ne sono del resto un esempio significativo. La presenza della donna nuda inoltre è una chiara provocazione che collima, volutamente, con l'abbigliamento elegante dei soggetti maschili. In primo piano inoltre a lato, si scorgono vicino al cestino gli alimenti: pane e frutta.
Un desiderio di stare in mezzo alla natura che ha sempre caratterizzato l'uomo in forme diverse, nelle quali rientra anche il picnic.

Commenti

Post più popolari