Alla scoperta del riso, inseparabile compagno dell'uomo. (Parte I, dalle origini all' età romana).

Durante il mese di settembre il riso giunge a maturazione. Proprio per questo motivo ho deciso di iniziare un viaggio che ha lo scopo di scoprire meglio questa fonte di nutrimento millenaria. Esso è originario di una vasta regione che si estende dall'India orientale fino alla Cina meridionale nella quale, agli inizi dell'Olocene (11 700 anni fa circa), crescevano i suoi progenitori selvatici.
Proprio in quei territori il riso sviluppò una straordinaria variabilità che gli consentì di colonizzare i più diversi ecosistemi. La selezione naturale e colturale (cioè ad opera dell'uomo) contribuirono molto in questa fenomenologia.
Il riso selvatico, da cui tutto ebbe inizio, è ancora presente in molte aree della pianura del Gange in India, nelle regioni settentrionali di Burma, Thailandia e Vietnam e in quelle continentali e insulari dell'Asia sud-orientale.



Il processo di domesticazione della pianta avvenne dapprima nelle aree d'origine ad opera delle prime comunità di agricoltori i quali, passati dalla sola raccolta alla coltivazione, arrivarono in un secondo momento anche alla sua semina. Questo fu reso possibile anche dalla capacità del riso selvatico di resistere al trapianto da un campo all'altro. Tale pratica si sviluppò probabilmente grazie all'osservazione delle inondazioni periodiche che strappavano le piantine di riso dall'ambiente originario per depositarle più a valle.
Successivamente la varie civiltà che si susseguirono perfezionarono le tecniche di coltivazione e semina.
Contemporaneamente a ciò fiorirono le leggende che descrivevano l'origine del nostro protagonista: a Bali si credeva fosse stato donato alla terra da Vishnu e che Indra, signore della folgore e dio dei temporali, avesse insegnato al popolo a coltivarlo; un'antica leggenda indiana affermava che esso era una pianta senza madre e padre poiché non nasceva da un seme ma da un prodigio.
Questi due esempi fanno comprendere meglio la forte connessione esistente tra gli accadimenti e reali e la creazione dei miti come tentativo dell'uomo di darsi spiegazioni.
Esso iniziò poi il suo viaggio verso l' Occidente attraverso la Mesopotamia, la Palestina, la Cisgiordania e la Siria attraverso le vie mercantili.
Il mondo classico conobbe il riso orientale solo dopo la conquista dell' Asia da parte di Alessandro Magno.


Teofrasto, suo contemporaneo, fu il primo a descriverlo nel suo trattato "Historia plantorum"; una descrizione più dettagliata la fornisce Aristobolo, compagno di Alessandro nelle spedizioni in Asia, secondo il quale il riso veniva coltivato in aiuole chiuse e ben irrigate.
L' Egitto fu la prima tappa che lo portò nella zona del Mediterraneo anche se esso era conosciuto in Italia ancora prima della sua coltivazione.
Nel mondo romano era ben noto ma pochi se lo potevano permettere, non solo, veniva impiegato unicamente come medicamento o come cosmetico. Orazio parla della sua efficacia nelle malattie intestinali, Galeno (vissuto a Roma nel IV secolo d.C.) lo prescriveva come corroborante nella dieta dei gladiatori. Le donne invece lo utilizzavano sottoforma di farina come una cipria, oppure unito ad altri ingredienti come crema per rendere la pelle più morbida.
Esso però non veniva coltivato (come già accennato) ma era importato dall'Oriente. Bisognerà aspettare secoli affinché tale coltivazione si diffonda anche sul nostro territorio, ma questo verrà trattato nel prossimo viaggio.

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